Il quindicesimo festival del cinema coreano a Firenze si è concluso da pochissimo ed è giunto il momento di tirare le somme, questa edizione è stata molto ricca di eventi e prime volte anche per noi di Mugunghwa, oltre ad aver partecipato al Q&A con E J-Yong e ad aver intervistato Kim Jee Woon abbiamo avuto l’enorme fortuna di poter scambiare due battute con Park Chan Wook uno dei registi coreani più conosciuti e appezzati al mondo.
Il regista di Old Boy ha tenuto una masterclass in cui ha risposto alle molte domande di addetti ai lavori e studenti appassionati mettendo in chiaro alcuni punti importanti sulla sua regia e raccontando anche cosa l’ha spinto a iniziare la sua carriera cinematografica, inoltre ha risposto a due piccole domande che gli abbiamo posto sul suo ultimo film e sul ruolo della donna nel cinema coreano; il regista sia in conferenza che durante la masterclass ha ribadito più volte di essere un regista ‘femminista’ che guarda con grande interesse al mondo femminile in tutte le sue sfaccettature, ha anche dichiarato che crede di essere arrivato alla fine del suo viaggio nel mondo femminile. Il suo viaggio è iniziato con il capitolo conclusivo della trilogia della vendetta, “Lady Vendetta” del 2005 per poi continuare con “I’m A Cyborg but It’s Ok” del 2006, fino ad arrivare alla sua pellicola statunitense “Stoker” del 2012, concludendosi on “The Handmaiden” il suo ultimo capolavoro.
- Sia in conferenza stampa che durante la masterclass ha chiaramente dichiarato di essere un regista femminista, e in effetti, il ruolo della donna nei suoi film è sempre molto importante; è stato in un certo qual modo un precursore dei tempi visto che negli ultimi anni il cinema coreano si sta aprendo molto sia ai personaggi femminili sia a registe donne. Cosa pensa di questa nuova tendenza?
“Come giustamente ha già detto, mi sono dichiarato più volte un regista ‘femminista’ con questo non intendo dire che mi piace solo dirigere film con protagoniste femminili ma anche che sono fermamente convinto che ci sia bisogno di un cinema per le donne. In Corea negli ultimi anni c’è molta richiesta di questo tipo di cinema sia da parte del pubblico sia dai tecnici, come ha detto sono in forte aumento anche le registe donne. Io credo che tutta questa richiesta non sia che un bene perché c’è bisogno di cambiamento e di un punto di vista differente. È giusto che anche i registi uomini rappresentino le donne con molte sfaccettature diverse. Sono contento che si stia iniziando a vedere il cambiamento e con i miei film ho voluto proprio mostrare la forza delle donne nei diversi momenti della vita.”
A Firenze, Park Chan Wook, ha presentato in esclusiva per l’Italia il suo ultimo capolavoro “The Handmaiden”; presentato lo scorso festival di Cannes e ha ricevuto grandi critiche positive da pubblico e critica, durante la nostra intervista ho voluto chiedere al regista se la mia lettura del suo film era corretta:
- La mia lettura di The Handmaiden ha una parvenza metaforica molto forte, in cui i protagonisti maschili rappresentano il Giappone mentre quelli femminili la Corea. Mi sbaglio?
“Non del tutto. In Handmaiden in molti hanno visto un distacco netto tra personaggi femminili e quelli maschili ma non era il mio intento, sia i protagonisti maschili che quelli femminili in un certo qual modo possono ritenersi rappresentanti delle due nazioni, e anche la visione negativa del Giappone non era mia intenzione ma molti l’hanno letto così. In quel periodo storico il Giappone è stato un colonizzatore spietato per la Corea e io ho voluto rappresentarlo ma allo stesso tempo ho mostrato come un amore possa cambiare il punto di vista delle persone. Il mio intento era quello di rappresentare la forza dei sentimenti, ma il suo punto di vista non è del tutto sbagliato, ho anche voluto rappresentare le due nazioni tramite i quattro protagonisti principali”
Durante gli incontri col pubblico il regista ha raccontato com’è stato il suo rapporto con gli Stati Uniti e come Kim Jee Woon ha ribadito che il modo di lavorare tra Corea e USA è molto diverso proprio perché il forte potere economico degli Studios mette il lavoro dei registi sotto la lente d’ingrandimento degli investitori mentre in Corea è tutto nelle mani dei registi e dei produttori com’è avvenuto per Snowpiercer, progetto di cui è stato produttore e che è stato girato al regista e amico Bong Joon Ho.
E proprio parlando del rapporto tra gli Stati Uniti e la Corea il regista ha dichiarato che vorrebbe lavorare ancora con Nicole Kidman perché ha ritenuto che in Stoker non sia riuscito a farle esprimere il massimo, essendo il film incentrato più sul personaggio di Mia Wasikowska. Ha dichiarato, inoltre, che il suo lavoro con gli attori è costante e non ama lavorare con attori che tendono ad isolarsi durante la lavorazione e che lascia alla loro intelligenza e sensibilità il 10% delle decisioni del loro personaggio mentre tutto il resto è deciso ancor prima di iniziare le riprese.
Molte le cose interessanti uscite dai vati incontri col regista che non si è mai negato al suo pubblico e ha preso parte, oltre che alla masterclass, anche all’incontro con il pubblico dopo la proiezione di Handmaiden, dopo di essa è ha ricevuto le chiavi della città di Firenze e ha ricevuto il Florence Korea Film Festival Awards.
Il premio del festival gli è stato consegnato da Massimo Ferrero a nome della Massimo Ferrero Cinemas che ha acquisito i diritti di distribuzione di The Handmaiden e grazie a cui vedremo il film nelle sale, con alta probabilità, quest’estate anche se la data non è stata decisa.