In occasione del quindicesimo Florence Korea Film Fest abbiamo incontrato Kim Jee Woon regista di “The Age of Shadows” già presentato lo scorso anno al Festival di Venezia.
1. Per il popolo coreano, il periodo coloniale giapponese è stato uno dei periodi più difficili della vostra storia, perché ha deciso di realizzare un film su questo periodo storico?
Sono sempre stato affascinato dalla storia di questo movimento rivoluzionario di liberazione, e quando la Warner Bros. Corea mi ha proposto un film su questo periodo storico ho subito pensato di costruire la storia intorno a questo movimento.
2. Nel film vediamo uno straniero prendere parte della resistenza armata, quanto c’è di vero? È vero che degli stranieri hanno preso parte alla resistenza?
Si, è realmente esisto un personaggio europeo che ha collaborato con il movimento. Quest’uomo ungherese inizialmente collaborò col gruppo come mercenario per insegnare loro le tecniche per costruire esplosivi, col passare del tempo, però, per questa causa se l’è presa a cuore ed è entrato a far parte del movimento in maniera attiva incontrando Kim Won Bong, il capo dell’organizzazione che nel film prende il nome di Jung Chae-San ed è interpretato da Lee Byung Hun. Grazie al suo aiuto sono stati costruiti molti esplosivi tra cui quello all’ambasciata Giapponese.
È anche vero che si è sposato per copertura con il personaggio femminile, anch’esso realmente esistito.
3. Nel film fa un cameo Lee Byung Hun con cui ha già lavorato ben quattro volte, la scelta di questa apparizione è voluta per omaggiare i suoi fan e dar loro una sorta di continuità dei suoi film?
Sono sempre stato molto affascinato dal personaggio di Kim Won Bon/Jung Chat San e volevo trasmettere questo messaggio con un personaggio che donasse una grande forza emotiva senza essere troppo raffazzonato. ; quindi la motivazione è molto più semplice, più che una questione di continuità tra i miei film la scelta è ricaduta su Lee Byung Hun perché è un attore pieno di carisma. Essendo Jung Chae-San un personaggio con una fortissima aura avevo bisogno di un attore che portasse questa forza comunicativa sullo schermo. Il personaggio non ha molte battute ma ha dentro di se un carisma e un’aura molto forti, avevo bisogno di dare questo personaggio a qualcuno di cui mi fidassi ciecamente, per questo la scelta è ricaduta su Lee Byung Hun.
4. Un altro elemento di continuità tra le sue pellicole lo abbiamo con Song Kang Ho, l’attore è ancora oggi dopo 20 anni di carriera considerato uno dei TOP ACTOR del paese, da regista che ha lavorato con lui molte volte, quale pensa sia il suo segreto?
Anch’io sono molto curioso di conoscere il suo segreto (ride). Sono onestamente curioso di capire quale sia il suo segreto, quello che posso dire con certezza è che quando lo vedi recitare non sembra assolutamente stia fingendo, sembra viva a pieno ogni personaggio con grande naturalezza. È molto bravo a concentrarsi ed entrare nella parte con facilità, qualsiasi ruolo gli si propone riesce a renderlo in in maniera realistica, molti attori coreani hanno questa capacità, ma lui ha qualcosa di speciale, ha quel non so che in più che lo rende unico; riesce a rendere l’aria intorno a se freddissima o caldissima a seconda della sua interpretazione. Riesce ad immergersi così intensamente nel personaggio che quando si chiama il cut per terminare la scena lui salta sul posto, come se il suo “scorporasse” dal personaggio e tornasse in sé.
5. Quest’anno qui al festival celebriamo il ruolo della donna nel cinema coreano, e anche nel suo film il ruolo di Han Ji Min è fondamentale, come vede questa crescita dei ruoli femminili nel cinema coreano?
Nel 2016 ci sono stati molti filmi che hanno raccontato tematiche femminili; mi azzardo a dire che sembra sia iniziata una fase di cambiamento molto forte e nel prossimo futuro ci saranno sempre più film dedicati alle donne.
Nel mio film, la miglior scena interpretata da Han Ji Min è la scena della sparatoria nella stazione; la scena è molto breve ma allo stesso tempo molto intensa. Han Ji Min è riuscita ad esprimere la sua identità di donna sola ma che allo stesso tempo credi nei suoi forti ideali. È sicuramente una scena che mi è piaciuta molto.
6. Spaziando ancora un po’ tra la sua filmografia troviamo anche tre cortometraggi, tra cui troviamo anche una commedia romantica “One Perfect Day”, pensa di trattare il genere della commedia romantica anche in un lungometraggio?
Assolutamente no (ride). Non ho intenzione di trattare il genere oltre a quello che ho già fatto
7. “The Age of Shadows” è stato prodotto dalla Warner Bros. e anche “Jin-Roh” sarà prodotto dalla stessa casa di produzione, può dirci qualcosa di più sul progetto?
Esatto, il mio prossimo progetto sarà proprio “Jin-Roh” in versione live action del lungometraggio animato Jin-Roh – Uomini e lupi (Jin-Roh: The Wolf Brigade). L’anime scritto da Mamoru Oshii, la storia è ambientata nel futuro, tra vent’anni, in Corea.
8) Si vocifera che il protagonista sarà Kang Dong Won, è vero?
Si, posso confermare che il protagonista è lui. Nella mia mente è sempre stato Kang Dong Won, staremo a vedere cosa succederà, ma per ora posso confermare che Dong Won sarà il protagonista.