[FOCUS] DAL BULLISMO NEL KPOP AL CYBER-BULLISMO

Con le nuove rivelazioni riguardanti il caso T-ara e Hwayoung, la parola bullismo è sempre più attuale nei meandri del fenomeno kpop e perfino nella società coreana.

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Ma ricapitoliamo in breve cos’è successo fino a oggi: le T-ara sono un gruppo che ha debuttato nel 2009 sotto la Core Contents Media, reduci da un cambio di squadra che ha visto l’abbandono di due membri e l’entrata di altri tre, fino ad arrivare ad un totale di sei artiste (Boram, Qri, Soyeon, Eunjung, Hyomin, Jiyeon); raggiunsero quasi subito la vetta delle classifiche grazie ai loro successi “TTL (Time To Love)“, “Bo Peep Bo Peep” e “I Go Crazy Because of You (너 때문에 미쳐 / neo ttaemun-e michyeo)” e conquistarono il premio come gruppo esordiente dell’anno ai Golden Disk Awards.

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Nel 2010 il sestetto vide aggiungersi un altro membro, Hwayoung, reduce dalla sua partecipazione assieme alla sorella gemella Hyoyoung, al programma di nuovi talenti Star King e, con questa nuova formazione, partecipò al reality show Hello Baby, nel quale celebrità sperimentano le gioie della genitorialità occupandosi di bambini al di sotto dei cinque anni.

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Il 2011 fu l’anno che vide esibire le T-ara in tutto il loro splendore, donando loro successo sia in madre patria che all’estero, vincendo premi come Canzone dell’anno e Miglior video musicale e sfondando nel mercato musicale giapponese. L’inizio dell’anno successivo seguì l’onda della fama che si propagò nel precedente anno, con l’annuncio dell’ingresso di due nuovi membri, Areum e Dari (lasciata successivamente in stallo); si susseguirono il primo tour giapponese e l’uscita del quarto album, prima dell’inizio del lento declino.

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Areum (protagonista anche di uno scandalo legato all’ex membro dei WINNER Nam Taehyun)


Poco dopo aver prodotto il loro ultimo sforzo, alcuni componenti del gruppo si videro associare l’appellativo di bulle a seguito di alcuni commenti su Twitter che vennero letti come frecciatine nei confronti di Hwayoung: all’epoca le T-ara erano nel bel mezzo del loro tour in Giappone e avevano appena terminato la loro performance all’arena Budokan, quando, durante il concerto, Hwayoung infortunata, partecipò a una sola canzone per poi lasciare il palco. I tweet avevano come tema principale il rispetto e la determinazione, enfatizzando quanto siano importanti per un artista e quanto manchino a una persona di loro conoscenza; fu palese a molti che i commenti furono diretti alla situazione riguardante Hwayoung ed essa stessa cavalcò l’onda scrivendo a sua volta, battute riconducibili ai tweet precedenti.

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Da questi battibecchi si scatenò la ricerca alle prove che portarono ad una vera e propria battaglia mediatica e social nei confronti del gruppo, scavando negli archivi e scandagliando i loro atteggiamenti fino a trovare anche il più piccolo dettaglio.

L’agenzia intervenne nella faccenda confermando, prima, che gli account dei membri furono hackerati, per poi indire una conferenza stampa dichiarando che le ragazze non si stavano riferendo direttamente a Hwayoung; tuttavia nel tentativo di placare questo polverone il CEO della Core Contents Media, decise di terminare il contratto della ragazza affermando che tutto ciò non aveva niente a che spartire con lo scandalo del bullismo. Tutto ciò non ammansì gli animi degli spettatori, ma fomentò la loro rabbia, portando l’agenzia, nello sforzo di proteggere le T-ara, a gettare fango su Hwayoung dichiarando che, prima di esibirsi in un programma musicale, la ragazza cominciò a fare i capricci; tuttavia un componente dello staff del programma affermò che la situazione fu ben diversa da quella che l’agenzia descrisse e ciò aumentò le ipotesi di bullismo nei confronti di Hwayoung, non solo da parte degli altri membri ma anche addirittura da parte della Core Contents Media.

L’impatto che ebbe sul successo crescente delle T-ara fu devastante: più di seimila fans abbandonarono il loro fan club ufficiale, vennero richiesti rimborsi sui biglietti -sold out- del loro prossimo concerto, sbucarono petizioni per richiederne lo scioglimento, a coloro che si occupavano di programmi a cui il gruppo stava partecipando venne quasi ordinato di rimuovere i membri, numerosi sponsor si tirarono indietro togliendo le immagini delle T-ara dalle loro pubblicità mentre il più grande sito che raggruppava i fan del gruppo annunciò la sua chiusura, prevista un giorno dopo il presunto comeback delle artiste.

Perché stiamo discutendo di avvenimenti accaduti circa cinque anni fa?
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Bene, l’8 febbraio scorso, Hwayoung e la sorella hanno partecipato al programma del canale tvN “Taxi”, nel quale ha raccontato la sua sulle T-ara, tirando di nuovo in ballo il presunto bullismo da lei subito. Successivamente alla messa in onda dell’episodio, un vecchio membro dello staff del gruppo dichiarò che, sebbene il gruppo non fosse del tutto innocente, anche Hwayoung e Hyoyoung ebbero la loro fetta di colpa: il componente dello staff ha discusso l’infortunio della ragazza, dichiarando che Hwayoung cadde veramente, ma l’incidente non fu così grave da dover intervenire con un gesso; difatti, la ragazza uscì dall’ospedale senza lesioni visibili, tuttavia si recò successivamente in un altro istituto ospedaliero nel quale si fece mettere un gesso semirigido che utilizzava soltanto davanti ai giornalisti. Inoltre, durante il periodo del loro tour giapponese, Hwayoung decise di non partecipare alle prove usando come scusa il suo infortunio, ma poi dichiarò allo staff che avrebbe voluto andare a farsi una manicure mentre le T-ara erano occupate sul palco.

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L’intervento del membro dello staff non si è fermato qua, ma ha anche reso pubblica una conversazione tra Hyoyoung e Areum, nel quale Hyoyoung attaccò pesantemente la allora tredicenne Areum, insultandola e aggredendola verbalmente; l’agenzia di Hyoyoung ha successivamente risposto con un comunicato dichiando che la ragazza, molto giovane all’epoca, si intromise dopo aver visto la sorella soffrire a causa delle T-ara, reagendo con veemente emozione al turbamento di Hwayoung, senza essere a conoscenza dei retroscena.

La faccenda si sta ancora evolvendo in questi giorni, ma tutto questo putiferio ci permette di riflettere un attimo sul bullismo nella sfera del kpop; non è la prima volta (e forse non l’ultima) che la musica coreana si macchia di atti di violenza, il caso delle T-ara fu, fra gli episodi resi di pubblico dominio, uno dei casi che ha avuto maggior impatto nel mondo dell’entertainment.

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Un altro caso conosciuto fu quello riguardante Seo Jiyoung e Lee Jihye, componenti del gruppo misto S#arp: nel 1998 la famiglia di Seo Jiyoung, all’epoca una delle più potenti nel mondo della musica, spese ingenti quantità di denaro per creare e far debuttare un gruppo al quale avrebbe partecipato anche la figlia. Al picco della loro fama l’agenzia, attraverso un’audizione, reclutò Lee Jihye come voce principale e a causa di ciò, Jiyoung cominciò a provare gelosia nei confronti della ragazza; iniziò così, l’odissea contro Jihye nel quale Jiyoung iniziò a svolgere veri e propri atti di prepotenza e ostruzionismo nei suoi confronti.

Quest’ultima obbligò sua madre e il fidanzato di allora, Ryu Shiwon, ad abusare della ragazza che sopportò per anni fino a che Jiyoung richiese all’agenzia di cacciare la collega, ma questa rifiutò poiché il gruppo aveva raggiunto grande popolarità; le violenze si intensificarono e, durante un programma radio della KBS, Jiyoung imprecò contro Jihye, la quale, stanca dei soprusi, spintonò la ragazza e la madre di Jiyoung intervenne attaccandola fisicamente.
La situazione divenne insostenibile tale da costringere l’agenzia a indire una conferenza stampa annunciando il loro scioglimento; Seo Jiyoung pagò il proprio manager affinché mentisse e la facesse apparire come la vittima, tuttavia quest’ultimo si ribellò e raccontò tutta la verità nascosta.
Passati gli anni, Jihye ha provato a riallacciare i rapporti con Jiyoung partecipando al programma “Best Friend Note” ma anche in quell’occasione la ragazza continuò a recitare la parte della vittima; Jihye cominciò una florida carriera da solista, finendo all’ospedale a causa del lavoro eccessivo e Jiyoung andò a visitarla portandole un mazzo di crisantemi (sia in Italia che in Corea i crisantemi si regalano ai funerali), dimostrando che il suo astio verso la ragazza non era cessato.

Ci sono numerose voci di altri casi di bullismo che aleggiano intorno al mondo del kpop, ma poche conferme e quasi nessun nome reso pubblico; il gruppo A è accusato di violenze, sin dal debutto, contro il loro membro B, considerato la ‘faccia’ del gruppo a causa delle numerose attività in programmi televisivi e pubblicità, diventando bersaglio di frecciatine da parte degli altri componenti che lamentano la differenza di guadagni.

Un altro caso si ha quando, in gruppi già avanzati e che hanno affrontato anni di formazione per riuscire a debuttare, si inserisce un nuovo membro (così come è successo nel caso delle T-ara) e viene accusato di percorrere la strada più facile; è il caso del presunto gruppo C il quale è accusato di maltrattare il loro ultimo membro, lasciandola fuori dai camerini o facendole indossare dei vestiti malmessi.

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Kahee, ex membro e leader delle After School, dichiarò di essere vittima di “bullismo”; affermò che, a causa del continuo inserimento di nuovi componenti, i vecchi membri si sentirono messi in disparte. Kahee si occupò, nonostante il tentativo di far ragionare la propria agenzia, di insegnare alle nuove colleghe ma venne bollata come spaventosa, decise quindi di lasciare il gruppo poiché, analizzando la situazione, sentì che non avrebbe potuto instaurare un buon rapporto con i componenti.

A causa di queste dichiarazioni, alcuni iniziarono a mettere in dubbio il fatto che Kahee potesse essere lei stessa la bulla in questo caso, ma sono soltanto voci fuori dal coro.

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Un altro episodio che ha canalizzato l’attenzione sul bullismo, fuori dalla sfera dei gruppi idol ma legato al mondo del kpop, si svolse nel 2013 quando, nei forum ufficiali e in molti siti del programma “K-pop Star”, comparirono richieste di rimuovere una concorrente, poi reso noto essere Kim Eun Joo; secondo un post anonimo Eun Joo durante il suo periodo scolastico, ha usato violenza, sputato in faccia a una ragazza, rubato soldi e altre azioni che sfociarono nella sua espulsione. A ha rivelato di non essere una vittima diretta, ma di essere stata toccata indirettamente dalle sue azioni e ha affermato di sentirsi triste e impotente nei confronti delle vere persone molestate, fino a decidere di scrivere su forum; a seguito di questo commento, sfociarono numerosi altri post anonimi i quali dichiaravano di essere le vittime di tali soprusi.

Molteplici sono gli artisti che hanno confessato di aver subito violenze durante il periodo scolastico (ultimamente Jeon So Mi delle I.O.I ha dichiarato di essere stata vittima di bullismo) e altrettanti sono stati quelli accusati di essere bulli (Dasom delle Sistar, Jennie Kim delle BLACKPINK, Suzy delle Miss A, l’attore Go Soo, etc.), ma una vicenda che vorremmo evidenziare è quella di Jisoo delle Lovelyz.

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Tutto iniziò nel 2014 quando una ragazza C dichiarò che Jisoo abusò di lei; subito la sua agenzia, la Woolim denunciò la creatrice di tali commenti, subendo un processo privato per poi richiederne uno formale; le testimonianze tuttavia, mostrarono che gli avvocati di rappresentanza di Jisoo fecero cadere le accuse.
The Fact, fonte online riguardante lo showbiz coreano, ricevette un’intervista esclusiva da una donna D, affermando che Jisoo l’avrebbe minacciata di smascherare la sua omosessualità; C, D e altre presunte vittime si incontrarono con lo staff della Woolim per raggiungere un accordo, dichiarando che C non avrebbe scritti né postato alcun commento riguardante Jisoo in nessuna piattaforma mediatica. Solo successivamente si è scoperto, grazie alle indagini, che le presunte minacce e gli abusi sessuali subiti non erano altro che false accuse, portando l’agenzia a sporgere denuncia per diffamazione.

L’esempio di Jisoo ci porta a prendere in considerazione il cyber bullismo, forma di violenza decisamente molto attuale e parecchio diffusa nella società coreana dei giorni nostri; secondo un sondaggio uno studente coreano su quattro ha subito atti di cyber bullismo, sfociando nel peggiore dei casi, nel suicidio.

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U;nee e Jeong Da-bin

L’attrice Jeong Da-bin, prima di suicidarsi, scrisse una confessione riguardo la sua depressione dovuta alla mancanza di lavoro, incarcerazione del manager e i commenti maliziosi online sul suo aspetto fisico.
La cantante Lee Hye-ryeon, conosciuta come U;Nee, fu bersaglio di numerosi commenti online dovuti ai suoi interventi chirurgici portandola al suicidio.

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Dopo il suicidio dell’attore Ahn Jae-hwan, l’attrice Choi Jin-sil fu attaccata pesantemente online e, a causa delle dicerie riguardanti i soldi in prestito all’attore, fu accusata di essere una strozzina e indicandolo come motivo principale della morte di Jae-hwan; un mese dopo, venne ritrovata impiccata nel suo appartamento.

Il caso di Choi Jin-sil mise in evidenza quanto la società coreana fosse impreparata riguardo alle diffamazioni online, accendendo il dibattito se fosse necessario o no aumentare le norme e inserire scrutini più dettagliati sui maggiori siti online: la legge, se resa effettiva, dona il permesso alla polizia di investigare casi senza alcun reclamo da parte delle vittime fino a raggiungere tre anni di prigione.

I coreani riconoscono il problema e cercano tutt’ora di trovarne rimedio inserendo messaggi anti cyber bullismo in pubblicità, film e altri canali.

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Un esempio si può trovare nel film del 2014, Socialphobia, nel quale un gruppo di giovani investiga la morte di una ragazza dopo essere stata il bersaglio di una caccia alle streghe su siti, nel tentativo di determinare se sia un suicidio o un omicidio; attraverso la pellicola possiamo esplorare dipendenza da internet, cyber bullismo, fobia sociale, perdita di morale e autostima da parte dei ragazzi.

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Il cyber bullismo nelle scuole dal 2012 è categorizzato come violenza scolastica sotto l’atto della prevenzione e contromisure nei maltrattamenti a scuola, definendo tale forma di sopruso come ogni azione in cui un gruppo di studenti fanno continui e ripetitivi attacchi psicologici verso un certo individuo o coloro che disseminano informazioni personali o false notizie riguardando altri studenti.
“Parteciparne per caso” è la motivazione principale per il bullismo che hanno dato i ragazzi coreani, ciò spiega quanto siano casuali e incoscienti gli atteggiamenti dei giovani che si uniscono a questi attacchi personali; tuttavia, alcuni casi di cyber bullismo avrebbero potuti essere di gran lunga più seri considerando che il 4,9% degli studenti intervistati hanno risposto che il periodo di violenza è durato per più di un anno.

Essendo la Corea un paese in continua crescita e sempre più cyber friendly, ci si domanda se ci sia una carenza riguardanti gli accorgimenti per riuscire a proteggere i propri cittadini nell’affrontare certi problemi e certe tematiche.

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    Articolo di: Giulia Manzione

    Coinvolta dal mondo coreano dal lontano 2008, coreanista autodidatta, futura fotografa, amante dei viaggi, mangiatrice di film e serie coreane.

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