Continuano le collaborazioni di Mugunghwa con penne esterne, questa è la volta di Silvia.
Oggi Silvia ci racconta il suo punto di vista per quanto riguarda gli Idol nel mondo del Cinema.
Negli ultimi anni sempre più Idol recitano non solo in TV ma anche al cinema, alcuni fanno storcere il naso, altri invece riescono a riscuotere successo di pubblico e critica. Addentriamoci in questo mondo…
Negli ultimi anni il numero di idol presenti in film e drama, coreani e non, anche se solo per un cameo o un ruolo relativamente minore, è aumentato esponenzialmente. All’ultima edizione del Far East Film Festival di Udine, il pubblico si è potuto totalmente immergere nel cinema coreano contemporaneo ma, agli occhi dei più appassionati di K-Pop, non è sfuggito di certo un motivo ricorrente in tanti dei film proposti alla kermesse: la presenza, appunto, degli idol.
Molti di questi giovani talenti iniziano la loro carriera come cantanti, spesso in gruppi in cui devono, però, anche essere bravi nel ballo. Da qui poi si passa ai drama, alla pubblicità e persino al cinema, coreano e internazionale. Tra gli esponenti (ed esempi) più rilevanti troviamo certamente Lee Joon, ex membro del gruppo MBLAQ, che è apparso come protagonista nel film Rough Play (배우는 배우다) di Shin Yeon-shik¹, per quanto riguarda gli attori-cantanti “visti” al FEFF17, non possiamo non citare Choi Seung Hyun, meglio noto come T.O.P, che recentemente ha recitato nel ruolo di attore protagonista in Tazza: The Hidden Card (타짜-신의 손, 2014 – Kang Hyeong-cheol) oppure Jung Yunho, leader dei DBSK, che ha avuto un cameo nel film con il secondo maggior incasso nella storia del cinema coreano, Ode to My Father (국제시장) di Yoon Je-kyoon (2014).
Tuttavia, questa tendenza di scritturare idol invece che attori veri e propri non è prerogativa solo degli ultimi anni, anzi, già nel passato si poteva osservarli come protagonisti o in ruoli di supporto in film commerciali per sfruttare la popolarità di un volto noto e già amato.
Oggigiorno, molti dei cosiddetti idol hanno sviluppato delle vere e proprie doti recitative alla pari o sopra di quelle di molte star “nate” come attori. Se inizialmente si storceva il naso alla presenza di queste icone dello show business e si criticavano le loro performance, questo atteggiamento sta scemando negli ultimi anni, arrivando persino ad apprezzarne le interpretazioni.
In un mercato saturo com’è il K-Pop non ci si stupisce che molti dei cantanti si dedichino, o vengano indirizzati, verso altri mercati come lo sono quello della televisione e del cinema. Questo fenomeno è acuito anche dalla quasi assenza di attori (di spicco) ventenni e, da non dimenticare assolutamente, dal fatto che una stella del K-Pop può portare più incassi rispetto a qualche attore meno conosciuto. I produttori di certo non possono farsi sfuggire questa possibilità.
Avevo citato, precedentemente, Choi Seung Hyun e ora traccerò brevemente la sua strada di attore. Accanto alla carriera da cantante, il rapper del famosissimo gruppo Big Bang ha sviluppato negli anni anche quella da attore e, nel suo gruppo, è stato il primo ad avventurarsi nel mondo della cinematografia. Come non dimenticare la sua performance di debutto nel 2007 per il drama I am Sam (아이 엠 샘), nel 2008 interpreta sé stesso in un cameo nel film Story of Men, un anno dopo recita nel drama Iris (아이리스) e nel film Nineteen. Struggente il suo personaggio nel film 71: Into the Fire (포화 속으로, 2010), che narra della guerra di Corea, e poi ancora in Haru (하루, drama, 2010), Iris the Movie (adattamento cinematografico di Iris per il pubblico giapponese, 2011), Commitment (동창생, film, 2013), Tazza: The Hidden Card (타짜-신의 손, film sequel di Tazza: The High Rollers) e, infine, Secret Message (시크릿 메세지, web drama, 2015). Negli anni Choi Seung Hyun, per gli affezionati T.O.P, si è continuamente migliorato, ma deve ancora lavorare di più e perfezionare le sue abilità recitative. Certo, la sua presenza in un film o drama basta per
portare orde di fan a vedere il loro idolo preferito ma questo non toglie che un attore debba saper fare il suo mestiere. E siamo sicuri che tra un po’ di tempo T.O.P riuscirà ad avere un ruolo da protagonista assoluto.
Tornando al tema principale e lasciando i commenti da fan a un altro momento, vorrei evidenziare brevemente la presenza di un altro cantante/idol in un altro film, non tanto noto al pubblico, soprattutto straniero: sto parlando di Cart (카트, 2014) della regista, Boo Ji Young. Ho avuto l’occasione di vedere questo film al Far East Film Festival di Udine di quest’anno e, dopo il commento positivo da parte di un amico del mondo del cinema, la voglia di vedere questo film si era fatta più grande di prima. Cart parla della lotta di un gruppo di dipendenti di un supermercato che, unite, cercano di battersi per i propri diritti. Tra piccole conquiste, “tradimenti” e riappacificazioni, questo film è un dramma corale e una critica sociale ben precisa perché riprende gli avvenimenti del 2007 riguardanti Homever, una catena di supermercati di proprietà di E-Land Group.
Accanto alla lotta dei dipendenti e della protagonista Sun-hee, parallela, si svolge la storia del figlio di lei, Tae-young, che lavora part-time in un convenient store e vive a scala ridotta la discriminazione che subisce la madre sul lavoro. La parte del giovane Tae-young è stata affidata a Do Kyung-soo, altrimenti noto come D.O., membro del gruppo EXO. Non riconoscendo, e in realtà, nemmeno conoscendo, le facce dei membri degli EXO, mi sono goduta la sua performance senza essere influenzata troppo da una conoscenza previa della sua persona. Ammetto però che la bella presenza e l’imperfezione della sua figura mi hanno subito fatto pensare a un idol, difficile non riconoscerli e, puntualmente, il mio sesto senso ha avuto ragione. Nonostante questo, e nonostante il fatto che non mi piacciano gli EXO, la recitazione di Do Kyung-soo mi è piaciuta molto. Da tenere conto, inoltre, che il giovane era alla sua prima esperienza cinematografica, seguita da una parte complicata nel drama di successo “It’s Ok, That’s Love”.
Durante il festival ci sono stati vari panel con gli ospiti, tra questi, pure quello con la regista Boo Ji Young, che ha parlato naturalmente del suo film. È rimasta molto contenta del risultato ottenuto con l’idol, ha confermato il fatto che egli sia un bravo e capace attore ma ha anche ammesso che l’averlo scelto (da parte dei produttori se non erro) è stata anche una mossa di marketing, chiaramente avere un idol famoso, e di enorme successo avrebbe attirato più pubblico nelle sale e avrebbe dovuto portare più incassi. Non sto di certo accusando i produttori del film né tanto meno la regista, che è una persona gentile e cortese, inoltre la performance di D.O. è stata più che buona per essere un idol. In generale, si può dire che nel cinema coreano, soprattutto riguardo i film commerciali, non solo la capacità e l’abilità recitativa di un idol è in campo ma anche l’immagine che gli stessi portano con sé, a volte scelti proprio per il fatto di poter attirare più persone e portare a incassi maggiori.
Scegliere e dare precedenza ai soldi rispetto alla qualità del prodotto può portare a film mediocri o di cui nessuno avrà memoria. La presenza degli idol, inoltre, non garantisce il successo al botteghino (come è successo proprio con Cart) e spesso può portare a critiche ingiuste per un film buono. Vedere così tanti cantanti K-Pop in film e drama fa sorgere una domanda, dove sono finiti i veri attori? Il mondo dello spettacolo coreano non è in grado di trovarne altri e bravi? Allora a questo punto mi domando, dove sono le nuove Park Shin-hye e i nuovi Kim Soo-hyun?² Vedremo mai una nuova ondata di attori (veri) negli anni 10 del ventunesimo secolo? O solo i sopraccitati attori e gli idol, come Suzy, tanto in voga al momento, faranno da padrone della scena
cinematografica? La Corea avrà il coraggio di correre il rischio e puntare più sulla qualità³ che sull’incasso (quasi) sicuro?
[1] Da notare che la carriera di Lee Joon è iniziata con degli spot televisivi e con un’apparizione nel telefilm coreano That Person is Coming (2008-2009). Successivamente ha debuttato come cantante nel gruppo MBLAQ ma, nel periodo del pre-debutto, si è dedicato ancora alla recitazione nel film Ninja Assassin (2009) diretto da James McTeigue.
[2] Entrambi gli attori hanno subito un processo di idolatrazione. Talmente belli e sulla bocca di tutti che li si ritrovano ovunque, in spot tv, cartelloni pubblicitari e confezioni di caffè. Ah, sì, persino in drama e film.
[3] Da evidenziare che, come detto, non tutti gli idol sono attori incapaci ma sono in grado di tenere testa a persone con una formazione prettamente attoriale.