[RECENSIONE] MOEBIUS

Oggi è stato il giorno in cui Mugunghwa è entrato nel vivo della mostra del cinema di Venezia, come saprete Moebius di Kim Ki Duk è stato presentato in anteprima mondiale, in versione integrale ecco la mia recensione.

TITOLO ORIGINALE: 뫼비우스
REGIA: Kim Ki Duk
CAST: Cho Jae Hyun, Seo Young Joo, Lee Eun Woo

TRAMA: “Un padre di famiglia tradisce la moglie, che lo scopre e prova ad evirarlo. Dopo aver fallito, riserva la sorte che aveva pensato per il marito al figlio, punendo lui per le colpe del padre. Questi, sconvolto, si fa evirare a sua volta in sala operatoria per condividere il dolore del figlio. La scoperta del fatto che il dolore corporeo può provocare un orgasmo nell’uomo spingerà la famiglia in un vortice di violenza e depravazione.” – nonsolocinema

VOTO: 7,5

Crudo, dissacrante e a tratti ironico. Questo è l’ultimo lavoro di Kim Ki Duk.

Pensare a Ferro3 viene quasi automatico considerata la totale assenza dei dialoghi e l’uso di scene simili quasi, a volerne sottolineare il paragone; a differenza del capolavoro del 2004, però, MOEBIUS racconta con un accento a tratti sopra le righe, la distruzione di un’intera famiglia.
Sesso.
Questo è il tasto dolente, l’inizio della tragedia greca in salsa gochujang (nda salsa piccante coreana), tutto in questo film gira intorno al desiderio primordiale che porta ad una follia collettiva e collaterale che infetterà chiunque girerà intorno a questo trittico familiare, non esistono figure positive al 100% e anche se all’apparenza ogni personaggio è in balia della propria follia, si capisce, a conti fatti, che non esiste, neanche, una figura negativa in termini assoluti. Le debolezze personali si scontrano con le debolezze degli altri diventando un massacro psicologico che ci fa perdere di vista chi è la vittima e chi il carnefice.
La recitazione priva di dialoghi da spazio ad un’interpretazione a 360º, pura e senza alcuna sbavatura, mostrando con forza la capacità espressiva degli attori, il giovanissimo protagonista Seo Young Joo (classe 1998) mostra con forza la sofferenza del personaggio senza spingersi oltre gli schemi.
Questo lo possiamo considerare l’anno per questo giovanissimo attore che, a soli 15 anni, si trova a presentare un film a Venezia e si vede protagonista di Juvenile Offender, film nominato agli Oscar come miglior film straniero, per il quale ha vinto il premio come migliore attore al Tokyo International Film Festival.
La doppia interpretazione di Lee Eun Woo è magistrale mostrando la forza e la debolezza di due donne al limite massimo, la prima è una moglie e una madre sola e debole che sfoga la sua solitudine in raptus di follia, la seconda è una ragazza anch’essa sola che ha solo bisogno di essere amata.
Cho Jae Hyun, che abbiamo già visto lavorare col regista in Bad Guy, mostra con forza i tratti tormentati di un padre lucido ma allo stesso tempo disconnesso dalla realtà, come alienato nella sua persona, che però riesce a mettersi da parte per l’amore figliale; trasformando il suo senso di colpa di sacrificio e devozione.
Non è la prima volta che l’attore porta in scena personaggi logorati, legati e resi oggetto di un desiderio sessuale più forte della propria personalità, lo abbiamo visto proprio lo scorso anno in The Weight
, film nel quale era protagonista, il quale ha vinto a Venezia il Queer Lion Awards.
Quello che tutti i personaggi fanno emergere è una paura di amare e di essere amati, trovandosi travolti da una follia cieca che oscura la logica e fa fuoriuscire l’insicurezza che in realtà è celata in ognuno di noi e che viene portata al limite estremo a tratti grottesco.

Tornando allo stile del film la scelta dell’ironia come chiave per smorzare la tensione presenta una cura dei dettagli tipica dello stile del regista ma allo stesso tempo nuova e completamente inaspettata.


Questa volta non voglio dire a chi è consigliato ma, al contrario, vi dirò a chi è sconsigliato.

I deboli di cuore e le persone particolarmente sensibili potrebbero trovare alcune scelte stilistiche troppo forti.

 

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    Articolo di: Veronica Croce

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3 pensieri su “[RECENSIONE] MOEBIUS

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